lunedì 11 maggio 2020

L’ultimo uomo della Terra


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L’ultimo uomo della Terra
 a cura di Raffaella Barbacini  


“L’ultimo uomo della terra”, film del 1964, ancora non chiaro se diretto da Ubaldo Ragona , o come menzionato nella versione americana da Sidney Salkow ma certamente è stato il primo e più fedele adattamento cinematografico del romanzo I am Legend (1954 ) di Richard Matheson.
Il film girato a Roma in massima parte nel quartiere dell’Eur, (e in parte al Foro Italico) è scelta molto centrata,il quartiere si presta a quella resa spettrale data dalla bella fotografia di Franco Delli Colli.
Durante la visione riconosciamo edifici noti e dettagli del quartiere, come la chiesa dei SS. Pietro e Paolo, il Palazzo degli Uffici nel film sede dell'Istituto chimico "Mercier", il Palazzo dello Sport, il celebre “Fungo”, la ruota panoramica del Luneur e il palazzo della Civiltà italiana. Quest’ultimo è scenario dell’immagine più iconica del film, e forse anche la più nota: il protagonista scende per la scalinata tra cadaveri abbandonati.
In questi spazi resi ancor più irreali dal bianco e nero si svolge la vicenda di uno scienziato, il dott. Robert Morgan che a seguito di una rapida pandemia causata da un misterioso virus si trova ad essere l’unico uomo rimasto in vita in un mondo popolato da vampiri.
Per sopravvivere è costretto di giorno a sterminare quanti piú vampiri possibile e la notte a difendersi in ogni modo dalla contaminazione barricandosi in casa.
In alcuni passaggi pietrificante la realtà vivida dell'oggi impressa in una pellicola di uno ieri definito fantascientifico. Come non associarlo per esempio ad alcune strazianti immagini che abbiamo visto nel nostro Paese, in questa quarantena da coronavirus come corpi strappati all'affetto dei propri cari senza neppure la possibilità dell'estremo saluto.

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